Oggi voglio parlare di emozioni.
Tuttɜ desideriamo provare delle emozioni nelle corde. Sentire. Vivere un’esperienza emotiva e condividerla con chi ci lega.
Ma, a volte, questo desiderio si trasforma in una forma di pressione. Ad alimentarla possono essere elementi esterni, la cultura dei social e della performance, o interni, la nostra impazienza, la sfiducia in noi stessɜ o nelle persone con cui leghiamo. Allora ci facciamo prendere dalla fretta e, invece di lasciare che l’emozione emerga, finiamo per metterla in scena, per recitarla.
Oggi vorrei condividere ciò che ha funzionato per me.
Perché un sentimento possa manifestarsi, occorre svuotarci. Fermare il lavorio della nostra mente. Tornare al corpo. Creare un rituale, se è d’aiuto, per vivere questa transizione… per onorare il momento che siamo in procinto per vivere.
E poi, concederci di stare in quel vuoto. Di non sentire nulla.
Avere fiducia nel fatto che il nostro stato cambierà. Perché cambia sempre. Sentire è una capacità innata.
Non c’è bisogno di frequentare chissà quali workshop di bottoming perché le nostre emozioni emergano. Sono già presenti in tuttɜ noi, in te e in me, sono sensazioni sottili, pulsazioni, vibrazioni. Un nodo allo stomaco, una pressione al petto, un tremore nelle gambe: tutto questo è sentire.
Non occorre fare nulla perché accada. È come una sorgente naturale, acqua sotterranea che affiora in superficie. L’unica condizione è lasciare spazio affinché quel sentimento abbia la possibilità di emergere.
La cultura di Instagram ci spinge dentro uno schema votato alla “popolarità”, a un “successo”, misurato in base alla capacità di riprodurre una certa forma o in un’altra, da entrambi i lati della corda, tanto come top quanto come bottom. Questa mentalità intacca la nostra autostima, si insinua nella nostra vita sessuale, ci porta a scelte discutibili. Credo che ci spinga anche a mettere in scena emozioni che non proviamo, solo perché pensiamo sia ciò che ci si aspetta di vedere in una foto di corde.
Non avere fretta.
Non scavalcare il presente. Non riempirlo con ciò che pensi di dover sentire.
Fidati del tuo corpo. Fidati che sentirà ciò che ha bisogno di sentire, qui e ora. Sarà vero, autentico, prezioso. E ricorda, se non corrisponde alla perfetta “foto di corde”, non è importante.
articolo originariamente apparso sul blog di Natasha NawaTaNeko il 5 maggio 2025,
traduzione di Celia Pru
«Guardare dentro di noi e dare spazio e dignità alle emozioni che affiorano: tutto ciò diventa la fonte del nostro potere interiore, la forza a cui attingere per stare nelle corde, per scrivere la nostra storia, la tua storia. E ci consente di vivere le corde in una maniera potente, consapevole e trasformativa.»
da Stare nelle corde, pagina 18


